Cronologia dei marchi alimentari

Quali sono le differenze tra tutte queste sigle?

La doverosa premessa da fare è che, in linea di massima, non è detto che un vino D.O.C.G. sia migliore di un D.O.C. o, addirittura, di un I.G.T. I vini DOP devono rispettare uno specifico disciplinare, con il quale si certificano gli standard di quella specifica bottiglia, ma niente vieta che un vino IGT sia migliore di un DOCG, anche perché entriamo in un campo in cui il gusto personale influisce molto. Un vino D.O.C.G. o D.O.C., comunque, è sinonimo anche di qualità, oltre che stretti controlli che vengono effettuati prima della messa in commercio, i quali garantiscono livelli di produzione molto alti. I vini D.O.C.G. hanno elevate qualità intrinseche e per poter ottenere questa Denominazione devono essere stati per almeno 5 anni delle D.O.C.
Prendendo come riferimento la “piramide dei vini italiani”, le differenze sono le seguenti.

    • Vini da tavola
      Alla base della nostra piramide troviamo i “vini da tavola”. Sono quei prodotti senza alcun riferimento geografico. Non ci sono regole per la varietà di uve utilizzate, le quali possono provenire anche da differenti zone geografiche.
    • Vini I.G.T. (Indicazione Geografica Tipica)
      Questi vini sono caratterizzati dall’indicazione geografica di provenienza, del vitigno base e dall’annata di vendemmia. La particolarità, come il nome stesso già fa intuire, è che le uve devono essere raccolte per almeno l’85% dalla zona geografica di cui portano il nome. Oltre a questi elementi, devono essere rispettati alcuni parametri indicati all’interno dei disciplinari:

       

      • Resa massima delle uve per ettaro
      • Resa di trasformazione delle uve in vino
      • Gradazione alcolometrica minima naturale
      • Vitigni di origine permessi
  • Vini D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata)
    Sono prodotti in una zona geografica ben precisa e devono rispondere a delle caratteristiche chimiche ed organolettiche ben precise, fissate all’interno dei disciplinari. Il disciplinare prevede inoltre le tipologie di vino che è possibile produrre, i quantitativi di uva che si possono ottenere per ogni ettaro, le varietà che è possibile utilizzare, la gradazione alcolometrica naturale minima, il tipo e la durata di un eventuale invecchiamento.
    I controlli per questa tipologia di vino sono, come per gli I.G.T., di tipo chimico, ma in aggiunta a questi vi è anche l’analisi organolettica.
  • Vini D.O.C.G.(Denominazione di Origine Controllata e Garantita)
    Siamo arrivati al vertice della nostra piramide. Le regole imposte da parte dei disciplinari sono più rigide rispetto ai vini D.O.C. ed in questo caso le fascette che chiudono la capsula termorestringente del vino sono dotate di un codice univoco e vengono rilasciate da parte dello Stato.

L’etichetta dei DOP (DOC, DOCG)

L’etichetta dei vini DOP, essendo la “carta d’identità” di vino, deve contenere specifiche informazioni quando siamo difronte ad un DOP (ricordiamo, quindi, che in Italia parliamo di DOC e DOCG). Quali sono? È presto detto, quest’immagine ci aiuterà a capirlo!

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